Big Data, Gianni Prandi (Vidierre): gli italiani temono per la propria privacy
Secondo un recente studio condotto da Vidierre, società italiana leader nella media intelligence fondata da Gianni Prandi, gli italiani continuano ad essere parecchio scettici quando si tratta di Big Data. A ostacolare la loro felice convivenza sarebbe soprattutto la paura, da parte dei cittadini, che la riservatezza dei dati personali venga violata.
I Big Data sono dei dati che vengono memorizzati e analizzati dagli algoritmi per poter fornire, gestire, implementare e ottimizzare le informazioni a supporto di scelte connesse all’ambito economico, produttivo e sociale. L’idea che restino tracce di nostri dati personali sul web non va però molto a genio agli utenti, secondo i quali la protezione della privacy nel trattamento delle informazioni è di primaria importanza. Questo è quanto emerso dall’analisi che Vidierre ha realizzato mediante il sistema avanzato di Media Intelligence WOSM©. Stando ai risultati, ben il 71% degli utenti vede in modo negativo l’utilizzo dei Big Data derivanti dal tracciamento dei dati personali e il 69% giudica insufficienti le informazioni fornite su eventuali rischi legati all’utilizzo dei Big Data. Supera la soglia del 50% anche il numero degli utenti che non ritengono affidabili le dichiarazioni fatte dalle aziende in merito alla protezione dei dati personali.
“I dati mostrano lo scetticismo diffuso nell’opinione pubblica sull’uso dei Big Data – ha riassunto il fondatore di Vidierre Gianni Prandi – In generale, preoccupa il tracciamento dei dati personali e si ritiene che le informazioni sui rischi del loro utilizzo siano abbastanza carenti”. I risultati evidenziano dunque che, nonostante il processo in atto per regolamentare l’impiego di questa grande quantità di informazioni, si rendono necessarie norme più stringenti e una maggiore trasparenza per “per infondere fiducia rispetto al corretto utilizzo dei dati sensibili”.
Per maggiori informazioni:
https://lespresso.it/c/economia/2024/1/5/gli-italiani-sono-scettici-sui-big-data/49651