Un nuovo progetto di ricerca europeo promette di rivoluzionare la gestione dei pazienti cardiopatici dopo eventi cardiovascolari, grazie all’unione tra innovazione tecnologica, medicina personalizzata e collaborazione transnazionale. Si tratta di COMPASS, iniziativa a guida italiana che si propone di trasformare la riabilitazione cardiologica post-evento in un modello sostenibile, accessibile e realmente centrato sul paziente.
Le malattie cardiovascolari, ancora oggi la principale causa di mortalità in Europa, impongono un pesante fardello sui sistemi sanitari. A fronte di questa sfida sanitaria ed economica, il progetto Compass mira a cambiare paradigma: non più solo cure ospedaliere acute, ma un percorso di assistenza integrato e continuativo, abilitato dalla salute digitale, dal coinvolgimento diretto dei pazienti e da un solido network internazionale.
Tra i principali obiettivi: creare una rete tra ospedali, università e centri di ricerca in Italia, Svizzera, Belgio e Portogallo, sviluppare un sistema di supporto digitale per la riabilitazione cardiologica personalizzata, e dimostrare, attraverso studi pilota, la reale efficacia di questo modello nel migliorare gli esiti clinici e ridurre i costi assistenziali.
A guidare il progetto nel nostro Paese è la Fondazione Don Gnocchi, affiancata da eccellenze italiane come l’Istituto Maugeri e l’Università Carlo Cattaneo – LIUC. Al fianco dei partner italiani, partecipano realtà accademiche e ospedaliere di rilievo europeo come l’Inselspital – Università di Berna, la KU Leuven e l’ISAMB di Lisbona. Il valore scientifico del progetto è rafforzato dal contributo attivo della European Association of Preventive Cardiology e dell’Associazione Italiana Scompensati Cardiaci.
Una delle caratteristiche più distintive di COMPASS è il suo approccio basato sulla co-creazione: i pazienti non sono semplici destinatari dei servizi, ma diventano attori protagonisti nella definizione dei percorsi digitali, affiancati da esperti di sanità pubblica, clinici, istituzioni e caregiver.
L’intero percorso sarà sottoposto a una valutazione multidimensionale, che misurerà l’utilità clinica, il valore economico e l’accettabilità delle soluzioni proposte, con l’obiettivo di integrarle nella pratica clinica quotidiana. In Italia, i centri che parteciperanno attivamente alla sperimentazione sono l’ASST Niguarda, l’ASST Lecco e il Policlinico di Milano, strutture all’avanguardia nella gestione delle patologie cardiovascolari.
Il progetto prevede anche un intenso programma di informazione pubblica e diffusione scientifica, curato da ITACARE-P, mentre l’associazione Cuore Aiuta Cuore ETS è stata coinvolta per garantire rappresentanza e tutela ai pazienti più vulnerabili, in particolare a quelli con fragilità sociali ed economiche.
Il valore aggiunto di questo modello risiede nella sua visione olistica: una presa in carico condivisa e continuativa che integra tecnologia, empatia e governance sanitaria. Se validato con successo, il modello COMPASS potrebbe diventare un punto di riferimento per tutta l’Europa nella gestione post-acuta dei pazienti con cardiopatia, contribuendo a ridurre la mortalità e migliorare la qualità della vita di milioni di persone.
Foto di Ali Hajiluyi su Unsplash
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