H&M introduce avatar virtuali nelle campagne: innovazione o rischio per il settore?

H&M sta riscrivendo le regole della moda con un esperimento senza precedenti: modelle e modelli non più in carne e ossa, ma replicati digitalmente grazie all’intelligenza artificiale. Circa trenta professionisti del settore verranno “clonati” nel corso dell’anno per dare vita ai loro gemelli virtuali, pronti a posare per campagne pubblicitarie e post sui social. L’azienda svedese assicura che i modelli manterranno il controllo sui loro alter ego digitali e potranno utilizzarli anche per collaborazioni con altri brand, un dettaglio tutt’altro che scontato in un’epoca di grandi dibattiti su diritto d’autore e intelligenza artificiale. Il vantaggio? Evitare trasferte estenuanti e set interminabili. Il rischio? Che il lavoro umano, da fotografi a stylist, venga progressivamente sostituito.

Di fronte alle preoccupazioni di chi teme l’impatto sull’occupazione, H&M promette trasparenza: ogni immagine generata dall’IA sarà segnalata chiaramente, in linea con le politiche di piattaforme come Instagram e TikTok. Inoltre, la collaborazione con la tech company Uncut punta a garantire un equilibrio tra innovazione e tutela dei professionisti del settore. Ma il colosso del fast fashion non è il primo a percorrere questa strada: Hugo Boss e Levi’s hanno già sperimentato immagini generate dall’IA per promuovere i loro prodotti, mentre le modelle virtuali con milioni di follower sono ormai una realtà consolidata nel mondo social. Per H&M si tratta di un nuovo capitolo che potrebbe presto coinvolgere anche gli altri marchi del gruppo, da COS a & Other Stories. La moda, da sempre proiettata verso il futuro, ha appena trovato il suo specchio digitale.

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