Google sotto accusa: secondo alcuni violerebbe la privacy
Google Chrome, il browser web più utilizzato su scala mondiale dal 2015, surclassando Internet Explorer e Mozilla Firefox, oggi si trova a doversi difendere da numerose denunce di violazione di privacy. Pare infatti che molti utenti abbiano accusato Google Chrome di tracciare i movimenti degli user anche durante la navigazione in incognito.
Non è il primo inconveniente che Google si trova ad affrontare, se si considera che l’UE ha iniziato a indagare (e le indagini continuano tutt’ora) su alcuni movimenti di Google e l’ha multato ben tre volte dal 2017 al 2019 per comportamento anticoncorrenziale e sull’uso improprio di raccolta dati per fini pubblicitari.
Adesso la situazione si è complicata ulteriormente con nuove accuse che riguardano la violazione della privacy degli utenti. La causa legale collettiva risale a giugno 2020, ma in questi giorni è diventata un’accusa vera e propria, che dichiara che: “Google sa chi sono i tuoi amici, quali sono i tuoi hobby, cosa ti piace mangiare, quali film guardi, dove e quando ti piace fare acquisti, quali sono le tue destinazioni preferite per le vacanze, qual è il tuo colore preferito e anche il più intimo e cose potenzialmente imbarazzanti che navighi su Internet, indipendentemente dal fatto che tu segua i consigli di Google per mantenere private le tue attività”.
Di conseguenza, a Google sarebbe richiesto un risarcimento danni di 5 miliardi di dollari. Il giudice federale della corte distrettuale di San José supporta la causa sostenendo che “Google non ha informato gli utenti che l’azienda raccoglie dei dati mentre l’utente è in modalità di navigazione privata”.
Tuttavia sono necessarie alcune precisazioni riguardo alla modalità di navigazione in incognito su Google Chrome, poiché essa in realtà non ha mai avuto lo scopo di cancellare ogni traccia dell’utente sul web. È infatti poco accurato dire che Google non ha informato i suoi utenti sulla raccolta dati durante la navigazione privata, poiché nella finestra in tale modalità, su Chrome per Windows, macOS, Android, iOS e Linux, il browser specifica all’utente quanto segue: “Ora puoi navigare in privato. Le altre persone che usano questo dispositivo non vedranno le tue attività, ma i download e i preferiti verranno salvati. Chrome non salverà le seguenti informazioni: cronologia di navigazione, cookie e dati dei siti, informazioni inserite nei moduli […] la tua attività potrebbe comunque essere visibile: ai siti web visitati, al tuo datore di lavoro o alla tua scuola, al tuo provider di servizi Internet”.
La difesa di Google si basa quindi sul fatto che la modalità in incognito non ha lo scopo di rendere l’utente invisibile sulla rete, ma semplicemente di far sì che possa navigare senza che la sua attività venga salvata sul dispositivo. Secondo Google, tale disclaimer mette in guardia gli utenti sulle reali funzioni della modalità incognito, ma per Lucy Koh bisognava spiegarlo con maggiore chiarezza e trasparenza.